Gil
- 16/11/2018 23:18:00
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Linverno come metafora di unetà, ancora solo intravista in lontananza, eppure dallombra incombente, sicché anche quella processione di stelle di cieli notturni ed estivi se appaiono grazia, nondimeno se sono grazia lo sono nella similitudine delle foglie che cadono perdute per sempre al loro destino, lasciando il ramo nella sua spoliazione dautunno; tuttavia quella grazia è stata vera e durerà per sempre ovvero durerà per sempre perché è del poeta la possibilità di darle parola, ancorché una parola di confine, ancorché una parola macerata nel silenzio. apparente morte del dire, ma una morte necessaria per rinascere memoria, ma una memoria più grande dellio, una memoria che nasce da un "noi" cui la vocazione del poeta, qui la Turra, offre il proprio talento di trasfigurarla in bellezza; ma un noi necessario, una diga alloblio, un sorreggere la fragilità di quelle dita che pure, proprio per la loro fragilità, sono già di per sé segno di bellezza.
Unaltra bella prova della virtù poetica della Turra, ormai assurta tra le voci più significative che possiamo leggere qui e altrove sul web (e non solo).
Tuo dev.mo
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